“Tenerlo sulle Spine” non ha senso in Amore ?

Io lo so, lo so che sbaglio.
Sbaglio nel dirti che mi manchi, che ho voglia di fare l’amore con te, che ho voglia di dormire accanto a te, di baciarti tutta la notte.
Sbaglio quando vorrei non chiamarti ma poi alzo la cornetta e lascio squillare. Sbaglio quando non voglio cercarti con un messaggio e poi lo scrivo e magari ci metto anche che ti penso.
Ma non mi riesce di stare zitta.
Mi sforzo, cambio discorso e a volte dico anche cose insensate, ma finisce sempre allo stesso modo: devo dartelo il mio amore, e l’unico modo che conosco sono queste parole.
Il ‘devi tenerlo sulle spine’ per me non ha senso.
Credo che siano proprio le parole che ti sforzi di non dire quelle che vengono fuori prima di tante altre, sei costretta a sputarle, a cacciarle via, a liberartene. Quindi se c’è una cosa che so dire davvero bene è che ti amo, e lo so che sembra banale e uguale tanti altri milioni di ti amo, per questo poi lo farcisco di sicurezze e di gesti, per questo poi te lo ripeto all’infinito, per questo adesso sembro una logorroica romantica del cavolo, per questo non riesco a smettere di scrivere. Sarei capace di usare tutte le parole del mondo pur di rendere bene il concetto che anche se sbaglio, sbaglio bene.

E. Calandrini

Nel sopracitato brano l’autrice sposa la tesi che il “trattenersi in amore” non è possibile, che prima o poi le parole legate ai sentimenti profondi che si provono vengono fuori. Quindi la strategia del “tenere sulle spine” è perdente nel medio e lungo periodo.

Professionalmente sono del parere che dipende dalle situazioni e dalla relazioni, In situazioni e relazioni normali si può essere se stessi fino in fondo nell’esprimere i propri sentimenti attraverso emozioni e parole.

In relazioni malsane o in cui c’è mancanza di reciprocità l’ostinarsi ad esprimere emozioni e parole è inutile ed anche dannoso perchè potrebbe denotare un atteggiamento ossessivo e una mancata volontà di prendere atto del reale stato della relazione.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

Gli “Amori di Plastica”

Carmen Consoli nella canzone “Amori di Plastica” descrive quegli amori dove non esiste, rispetto, reciprocità, attenzione verso la persona amata. Allo stesso tempo il testo della canzone suggerisce la possibile terapia quando afferma ” Ma io non posso accontentarmi Se tutto quello che sai darmi È un amore di plastica “ Anche se nella realtà , talvolta, si ha difficoltà a buttare via un amore di plastica. Invece è necessario andare alla ricerca di amori composti da “materiali” più pregiati.

Non sei per nulla obbligato a comprendermi
Quasi non sento il bisogno d’insistere
E tu che mi offrivi un amore di plastica
Ti sei mai chiesto se onesto era illudermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buio Ma come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile
Quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica E tu sei quel fuoco che stenta ad accendersi
Non hai più scuse eppure sai confondermi Ricorda tu sei quello che non c’è
Quando io piango
E tu sei quello che non sa
Quando è il mio compleanno
Quando vago nel buioMa come posso dare l’anima e riuscire a credere
Che tutto sia più o meno facile quando è impossibile
Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Volevo essere più forte di ogni tua perplessità
Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica Ma io non posso accontentarmi
Se tutto quello che sai darmi
È un amore di plastica

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

I colori dell’amore e della sessualità

I colori dell’amore e della sessualità secondo la teoria di Lüscher

I colori corrispondono a frequenze ondulatorie che possono essere misurate esattamente. Pertanto la precisione sensoriale visiva di un colore è misurabile con precisione

Per l’utilizzo dei colori sono necessarie due definizioni altamente diverse.

Il significato oggettivo della percezione cromatica (sensazione percettiva)

L’approccio soggettivo dell’individuo verso il colore (emozione).

Il test dei colori di Max Lüscher è uno strumento paragonabile a un termometro.

La predilezione di un soggetto verso un colore o il suo rifiuto indicano lo stato personale del soggetto stesso, come la febbre registrata dal termometro

Da diversi anni da parte di Max Lüscher e dell’istituto Lüscher sono state condotte numerose ricerche sui quattro colori specifici che consentono di misurare l’esperienza amorosa.

In particolare il rosso- arancio rappresenta l’eccitabilità sessuale

Il rosa salmone indica le fantasie cariche di aspettative

Il viola magenta si riferisce alla risonanza e immedesimazione

Il Blu- viola scuro esprime l’attaccamento e la devozione

Queste ricerche sono state svolte effettuando queste domande:

Che cosa senti quando pensi a una relazione sentimentale a sfondo erotico?

Quale di questi colori corrisponde aa questa sensazione meglio di tutti

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione abbastanza bene?

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione meno di tutti?

Chi crede che una relazione sentimentale susciti in tutte le persone sensazioni identiche o simili rimarrà sbalordito.

Per una persona ed esempio, solo il colore infuocato del rosso- arancio corrisponde alla sensazione che gli suscita una relazione amorosa.

Osservando ad esempio il blu-viola scuro la stessa persona può pensare che non definisce una relazione amorosa di tipo erotico.

La scelta dei colori rimarrà identica fino a quando l’immagine della relazione sentimentale a sfondo erotico non cambia.

Con i 4 colori che definiscono l’esperienza amorosa e i loro significati è possibile descrivere 24 tipogrammi diversi.

Le scelte cromatiche e il tipogramma erotico però non comprendono solamente le sensazioni sessuali, ma anche le emozioni.

Il tipogramma non descrive che cosa fa il soggetto, quali sono le sue abitudini sessuali, ma ciò che prova e che sente nel vivere l’esperienza sessuale.

Il linguaggio dei colori è il linguaggio delle sensazioni e dei sentimenti. Come nella musica ogni semitono ha un effetto diverso chiaramente percebile, allo stesso modo ogni tonalità di colore produce una sensazione diversa esattamente definibile. Come la musica anche il linguaggio dei colori consente una rappresentazione di sensazioni e sentimenti ricca e precisa.

Chi comprende ciò che significa l’esperienza emozionale e come sia determinante un certo comportamento consolidato a livello psicosomatico sa bene che il linguaggio delle parole è snaturante inadeguato. La psicoterapia che lavora utilizzando l’immagine mentale può ottenere grossi risultati.

Per effettuare il test bisogna disporre le quattro categorie cromatiche su uno sfondo chiaro ed effettuare che domande che ho elencato in precedenza.

Grazie della lettura.

Dott.ssa Maria Letizia Rotolo, psicologa-psicoterapeuta

Via B. Cellini 18, 40138 Bologna

Via San Giuliano 13, 40125 Bologna

Centro Medico Santagostino Bologna

 Tel.: 3286852606

Skype: maria.letizia.rotolo

www.marialetiziarotolo.it

Il rapporto uomo donna nella trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni

L’evoluzione del rapporto umano e la precarietà dei sentimenti descritta da uno dei più grandi registi italiani

Tra il 1960 e il 1962 il maestro Michelangelo Antonioni dirige quella verrà poi definita la trilogia dell’incomunicabilità composta da “L’Avventura”, “La notte” e “L’Eclisse”. A quasi sessant’anni di distanza possiamo però ancora rintracciare tanti elementi di modernità in queste opere, tra le prime ad affrontare tematiche come l’alienazione e il disagio esistenziale e la critica verso il mondo borghese del post boom economico.

Il cinema riflessivo e esistenzialista del regista mette al centro di queste opere tre storie d’amore che descrivono la difficile comunicazione tra uomo e donna e l’eclissarsi dei loro sentimenti. Tutte e tre le vicende vedono come protagoniste delle relazioni non equilibrate, in crisi, dove è generalmente il partner femminile nella posizione più scomoda e sofferente ma anche di maggiore sensibilità e spessore umano. La figura maschile è invece rappresentata in un’accezione più mediocre, arida, a volte anche cinica, ma soprattutto con lo sguardo rivolto al proprio sé, incapace dunque di provare un reale affetto verso la propria compagna. Non a caso il regista dichiara: “Do sempre molta importanza ai personaggi femminili, poiché credo di conoscere meglio le donne degli uomini. Penso che attraverso la psicologia delle donne si possa filtrare la realtà, Esse sono più istintive, più sincere.”

Ne “L’Avventura”, Anna giovane donna in crisi con il fidanzato Sandro scompare durante una gita alle isole Eolie. Durante la sua ricerca e nei giorni seguenti, Claudia, amica di Anna, e Sandro scoprono di provare un’attrazione reciproca. Nonostante le iniziali ritrosie di Claudia, che vive con il costante senso di colpa nei riguardi dell’amica, alla fine i due passano dall’avventura ad una vera e propria relazione. Ma, la notte stessa della loro prima uscita ufficiale come coppia, Sandro si concede una “distrazione”. Claudia però, nonostante il suo cuore spezzato, perdona l’uomo.

Come le altre figure femminili della trilogia, Claudia si interroga sul proprio sentimento e finisce per venirne travolta, cercando costantemente conferme nell’amato Sandro. Quest’ultimo con la stessa velocità con la quale dimentica la sua iniziale storia con Anna, passa dal dichiarare amore a Claudia al divertirsi con la conquista della serata. Tutto ciò sottolinea l’evolversi verso una precarietà e caducità dei sentimenti che fanno posto a parole e promosse ormai vuote. Come riflette Claudia sul treno, tutto cambia e viene dimenticato in fretta, nulla resta.

Anche ne “La Notte” ritroviamo una coppia formata da Giovanni, scrittore di successo, e la moglie Lidia. La vicenda si svolge tutta all’interno di una giornata in cui i due inizialmente fanno visita ad un amico molto malato in ospedale e poi, alla sera, partecipano ad una festa in una villa di un grande industriale. L’unione della coppia si presenta da subito instabile: Giovanni, interpretato dal grande Mastroianni, è spento e indifferente nei confronti della moglie, la quale a sua volta si rende conto di non riuscire a provare più coinvolgimento per il marito, preferendo la solitudine come conforto. Giovanni, nonostante si accorga della melancolia della compagna, ricerca una fugace distrazione nella giovane Valentina (interpretata dalla magnifica Monica Vitti, qui un ruolo marginale rispetto agli altri due titoli).

Il dialogo dei due nel finale del film rappresenta l’ennesimo e disperato tentativo di recuperare un rapporto ormai alle sue ceneri. Giovanni ammette di non aver investito davvero sé stesso nella relazione, di non essere riuscito a dare e soprattutto a donarsi nel senso profondo della parola, forse perché anch’egli troppo centrato sul proprio ego per riuscire a concepire un reale rapporto a due. L’amore ha però così lasciato spazio al dolore, è diventato un eco lontano e sbiadito, e il rapporto sessuale che ne segue appare ormai vuoto, un disperato tentativo causato solo dal terrore della solitudine e dell’inevitabile confronto con sé stessi che ne seguirebbe.

La trilogia si chiude con “L’Eclisse”, film che inizia con la protagonista Vittoria che termina la relazione con il suo compagno architetto, un addio freddo che lascia nella donna un senso di solitudine e apatia. A seguito di questa rottura Vittoria conosce Piero, un giovane e cinico agente di borsa interpretato da Alain Delon.

Il rapporto dei due, per quanto passionale, si caratterizza per la mancanza di sentimento e di un sincero contatto. Vittoria continua sempre a sentire un senso di estraneità nei confronti di Piero, così lontano e con un approccio molto più materialista nei confronti della vita. La comunicazione tra i due può avvenire soltanto a livello fisico per poi, incapace di creare un legame interiore, dissolversi lasciando solo il vuoto dei loro luoghi, come dimostrano gli ultimi significativi minuti della pellicola in cui le intense inquadrature della città si susseguono come a materializzare un’assenza.

Questa bellissima trilogia di Antonioni ci porta a riflettere sul significato dell’amore e sul suo manifestarsi, inteso quasi come un’illusione sterile che lascia intorno un alone di profonda solitudine. La distanza tra l’uomo e la donna si mostra troppo grande per essere colmata e anche il perdono, simboleggiato dalla mano di Claudia sulla spalla di Sandro nel finale de “L’Avventura”, emerge come una passiva accettazione di una fragilità umana insormontabile.

Dottoressa Miriam Reale

Giornalista e studiosa di cinematografia

per contatti: miriamreale.mr@gmail.com

Una Canzone sulla Distanza ed il Tempo in Amore

La canzone “Distance and Time” di Alicia Keys descrive in maniera significativa le due dimensioni della distanza e del trascorrere del tempo per tutte quelle relazioni che non possono essere vissute nel qui ed ora e vengono vissute nell’attesa. Attesa di un tempo e di una distanza che si accorcino lungo entrambe le dimensioni.

“Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

So che non ti lascerò mai a terra
Non andrò mai via
Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Tempo e spazio, io ti aspetterò
Prenderai un treno, per venire ad incontrarmi qui dove sono?
Sei già per strada?
Non farò mai nulla che possa ferirti
Non vivrò mai senza di te

Vorrei veramente che tu restassi ma cosa possiamo fare?
Tutti giorni in cui sei stato lontano ti ho sognato
E ho anticipato in giorno del tuo ritorno a casa, a casa, a casa

Non importa quanto tu sia lontano

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

Non importa quanto ci metta
Nel tempo e nello spazio
Io aspetterò.

E se devi camminare per un milione di miglia
Io aspetterò un milione di giorni per vederti sorridere
Tempo e spazio, io ti aspetterò

oh oh oh
oh oh oh
oh oh oh

Aspetterò
Aspetterò
Nello spazio e nel tempo
Aspetterò

Sei sempre nei miei pensieri
Tutto quello che faccio è contare i giorni
Dove sei ora?

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

La canzone “La Cura” come cura per ogni momento difficile

La canzone “La Cura” di Battiato, oltre ad essere una delle più belle canzoni del panorama italiano, rappresenta, attraverso il testo e la melodia che l’accompagna, una cura, un antidoto per i momenti difficili della nostra esistenza.

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,
dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti sollleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare;
e guarirai da tutte le malattie.

Perchè sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee,
come vi ero arrivato chissà
non hai fiori bianchi per me?
più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’Agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto,
conosco le leggi del mondo e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare;
ti salverò da ogni malinconia.

Perchè sei un essere speciale
ed io avrò cura di te.
Io sì che avrò cura di te

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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Gioco-Test della Coppia Adultera

Il seguente test è un personale riadattamento del test del Dilemma del Prigioniero

Il dilemma della coppia adultera è il seguente. Marito e moglie si accusano a vicenda di aver commesso adulterio e si rivolgono al giudice per la separazione giudiziaria. Il giudice, al fine di stabilire le condizioni di tale separazione, li ascolta separatamente, nello stesso giorno, senza dare loro la possibilità di comunicare fra un colloquio e l’altro. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l’adulterio, oppure non confessare l’adulterio. Viene inoltre spiegato loro che:

  1. a)se solo uno dei due non confessa, chi non ha confessato evita una pena pecuniaria; l’altro viene però condannato ad una pena pecuniaria di euro 21.000,00;
  2. b)se entrambi non confessano, vengono entrambi condannati ad una pena pecuniaria di 18.000,00 euro;
  3. c)se entrambi confessano, entrambi vengono condannati ad una pena

pecuniaria di 3.000 euro.

Voi quale alternativa scegliereste fra il confessareed il non confessare?

SOLUZIONE

Valutando pro e contro delle varie scelte si scopre che il punto di equilibrio è, controintuitivamente, la scelta b(non confessa, non confessa). Il motivo è che per ognuno dei due lo scopo è minimizzare la propria condanna pecuniaria; e ogni membro della coppia non confessando rischia o di non pagare niente o di pagare 18.000,00 euro, confessando rischia di pagare o 3.000,00 euro o 21.000,00 euro.

Il paradosso che consegue da questa conclusione sta nel fatto che anche l’altro membro della coppia, trovandosi nella stessa situazione, farà lo stesso ragionamento; con un risultato complessivo che non è ottimale per nessuno dei due (18.000,00 euro di pena pecuniaria a testa).

Tutto ciò dimostra, indirettamente, che in una coppia o si vince entrambi o si perde entrambi. Anche se uno dei due ha l’impressione di aver vintola sconfitta dell’altrogli si ritorcerà contro prima o poi. Bisogna cercare di comunicare senza entrare nella logica di chi ha torto o ragione prima di finire davanti ad un giudicee, conseguentemente, comunicare non diventa più possibile.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Gioco-Test sulla scoperta di un Tradimento

Il seguente test vuole rappresentare uno spunto di riflessione sulla fiducia all’interno di una coppia e sulla possibile reazione al sospetto di un tradimento.

Il signor Alfio era un uomo ricco, saggio e rispettato nel suo paese e aveva preso in moglie una donna molto più giovane di lui (nota personale: quest’ultimo elemento mi fa dubitare della sua saggezza, ma proseguiamo la storia).

Una sera che era rientrato a casa dal lavoro prima del previsto, il suo fedele maggiordomo lo accolse dicendogli: “Mi permetto di riferirle che sua moglie si comporta in modo sospetto: E’ nella sua stanza con l’enorme forziere che apparteneva a sua nonna.” Questo forziere dovrebbe contenere solo ricami di quest’ultima, ma ho il sospetto che ci sia qualcos’altro. Non mi ha permesso, io che sono il vostro anziano e fedele maggiordomo, di dare un’occhiata all’interno del forziere.”.

Il sig. Alfio si recò subito nella stanza della moglie e la trovò rattristata, seduta accanto al massiccio forziere.

Le chiese: “Vuoi mostrarmi quello che c’è nella cassa ?”.

“Me lo chiedi a causa dei sospetti del maggiordomo, o perché non hai fiducia in me?”

“Non sarebbe più semplice aprire la cassa, senza fare tante congetture ?” affermò il signor Alfio.

“Non credo sia possibile, perché è chiusa a chiave.”

“E dov’è la chiave ?”

La moglie mostrò la chiave in suo possesso e disse: “Manda via il maggiordomo e ti darò la chiave per aprire.”

Il maggiordomo venne mandato via e la donna consegnò la chiave, allontanandosi anche lei, turbata in maniera vistosa.

Il signor Alfio non aprì subito la cassa, ma rimase a riflettere a lungo. Poi chiamo dei giardinieri che lavoravano nella sua proprietà e disse loro di portare fuori in giardino e seppellire la cassa in un posto poco accessibile, il tutto da effettuarsi in piena notte. I giardinieri eseguirono scrupolosamente le istruzioni a loro impartite.

Di tutto quello che è successo, non se ne parlò più.

Sulla base del racconto provate a rispondere alle seguenti domande:

Che cosa c’era nella cassa ?

  • Niente.
  • Qualcosa di poco importante.
  • Effetti personali della moglie.
  • Un amante

E’ importante verificare il contenuto della cassa ?

  • Non è importante.
  • Dipende dal contenuto.
  • E’ importante.

Il signor Alfio ha fatto bene a non aprire la cassa ed a seppellirla ?

  • Si.
  • No.
  • Non saprei.

Voi cosa avreste fatto al posto del signor Alfio ?

  • Avrei aperto la cassa.
  • Non avrei aperto la cassa.
  • Avrei fatto esattamente come il signor Alfio.
  • Sarei stato indeciso.

SOLUZIONE

Non ha importanza quale risposte avete dato ma riflettete sulla soluzione adottata dal signor Alfio. Sono due le possibili ipotesi sul contenuto della cassa e le relative soluzioni adottate da Alfio.

Prima ipotesi: nel forziere non c’era niente o niente di rilevante. In questo caso il signor Alfio agendo così come ha dimostrato piena fiducia nella moglie di là dal comportamento di quest’ultima che era molto sospetto. Quindi fiducia di là dalle circostanze che avrebbero indotto ad agire diversamente.

Seconda ipotesi: nel forziere c’era l’amante della moglie. Anche in questo caso il signor Alfio ha adottato una soluzione che potrebbe essere ottimale. Ha dimostrato fiducia o perdono, ma allo stesso tempo si è vendicato. Infatti, nel seppellire il forziere:

  • Ha evitato di separarsi dalla moglie,
  • Si è liberato dell’amante che era nascosto all’interno della cassa.
  • Puniva e perdonava allo stesso tempo la moglie.
  • Zittiva per sempre l’accaduto.

Si può essere d’accordo o meno con le soluzioni adottate dal signor Alfio. Servono solo a riflettere che fra due soluzioni opposte fra loro (scoprire o non scoprire il tradimento) potrebbe esserci una terza. L’essenziale è volerla ricercare.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Una Canzone per gli Amori a Distanza

La canzone di Ed Sheeran “All of the stars” descrive in maniera poetica come fare per poter rimanere in contatto con la persona amata, seppur a distanza. Ogni altra parola di commento alla canzone è inutile, rispetto alla poesia del testo.

E’ solo un’altra notte
E sto fissando la luna
Ho visto una stella cadente
E ho pensato a te
Ho cantato una ninna nanna
In riva al fiume e sapevo che
Se tu fossi stata qui ,
L’avrei cantata a te
Tu sei dall’altra parte
Mentre l’orizzonte si divide in due
Io sono lontano dal vederti
Riesco a vedere le stelle
dall’America
Mi chiedo, non le vedi anche tu?

Quindi, apri gli occhi e guarda
Il modo in cui i nostri orizzonti si incontrano
E tutte le luci ci guideranno
Nella notte con me
E so che queste cicatrici sanguineranno
Mentre entrambi i nostri cuori sanguineranno
Tutte queste stelle ci guideranno a casa

Riesco a sentire il tuo cuore
Battere in radio
Stanno suonando ‘Chasing Cars’
E ho pensato a noi
Indietro nel tempo ,
Stavi riposando accanto a me
Ho guardato e mi sono innamorato
Così ti ho preso la mano
Ho fatto ritorni nelle strade londinesi che conoscevo
Tutto ciò ha portato di nuovo a te
Così puoi vedere le stelle ?
Oltre Amsterdam
Tu sei la canzone che il mio cuore sta suonando

Quindi, apri gli occhi e guarda
Il modo in cui i nostri orizzonti si incontrano
E tutte le luci ci guideranno
Nella notte con me
E so che queste cicatrici sanguineranno
Mentre entrambi i nostri cuori sanguineranno
Tutte queste stelle ci guideranno a casa

E, oh ??, lo so
E, oh ??, lo so , oh
Riesco a vedere le stelle
dall’America

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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Animali d’affezione: un legame che nemmeno la morte può spezzare

La morte di un animale domestico, spesso, viene percepito dal proprietario come un lutto sottovalutato dalla società poiché non sempre viene riconosciuto come tale. Sentirsi sminuire tale dolore può finire per amplificarlo. È così?

È davvero così. Il dolore negato è eccezionalmente profondo e diverso. Purtroppo pochissime persone lo capiscono, o vogliono farlo. È importante rendersi conto che la perdita di un animale va ben oltre la perdita di un animale amato. In qualità di amici amorevoli, siamo in grado di formare legami fortissimi che rimangono parte integrante di noi anche dopo la morte dell’animale amato. Accettarlo è un aspetto importante del processo di guarigione. Molte persone e la società possono deluderci a causa della mancanza di comprensione. Se queste persone non amano gli animali o hanno segretamente paura della morte, la loro incapacità di fornire un adeguato sostegno può apparire come un atteggiamento insensibile, o perfino duro e giudicante. Bisogna provare a mantenere un certo grado di controllo durante questi momenti così difficili: lo dobbiamo ai nostri amici, ma anche a noi stessi. Le emozioni rischiano di travolgerci e il rapporto con gli altri rischia d’incrinarsi, se non addirittura di rompersi, quando soffriamo per la perdita di un animale amato. Alcune delle persone che ci fanno arrabbiare forse vedono gli animali come semplici oggetti, giocattoli o una frivola perdita di tempo e denaro. Oppure si sentono sconvolti e minacciati dai significati reconditi della morte, con i quali si rifiutano di aver a che fare. Magari si arrabbieranno e ci tratteranno male per la nostra sensibilità, «in fondo è morto soltanto un animale», quando in realtà hanno paura di contemplare il pensiero della morte in generale. L’intensità dei nostri sentimenti può intimidirli, ma questo può amplificare la nostra percezione di dolore.

L’importanza di prendersi cura di sé stessi

Dopo la morte del nostro animale siamo catapultati in un viaggio personalissimo e triste. Preservare un ricordo affettuoso del nostro amico è meraviglioso e fa parte del processo di crescita, ma rimanere attaccati al passato paralizza il presente e mina il futuro. Trovare un modo per prendersi amorevolmente cura di sé stessi nel bel mezzo del dolore e della solitudine sarà uno degli elementi più importanti del processo di guarigione. Lo shock e l’incredulità sono i momenti più dolorosi del processo. L’impegno diventa quindi quello di fornire un nuovo tipo di amore e attenzione non solo a noi stessi, ma anche ai nostri altri animali e alla famiglia. Se eravamo lontani al momento della dipartita troviamo particolarmente difficile accettare la realtà immediata e soprattutto in casi di incidente dell’animale il dolore è fortissimo. La fine orrenda di un legame così stretto è comunicata da un estraneo, che può apparire come il terzo incomodo in una relazione molto intima. C’è un senso di sbagliato, quasi come se il rapporto fosse stato profanato. La terribile notizia è spesso accolta con rabbia e rifiuto, ma anche risentimento nei confronti di chi la comunica. La maggior parte dei veterinari ne è consapevole per via dell’esperienza e del buonsenso. Attualmente le facoltà veterinarie e le cliniche universitarie hanno iniziato a fornire ai loro allievi dei corsi di sostegno al lutto.

Il vuoto della routine

Quando muoiono, le particolari responsabilità che ci siamo assunti nei loro confronti dei nostri amici spariscono all’improvviso, in modo traumatico. Tuttavia ne sorgono di nuove: pur travolti dal lutto, siamo costretti a prendere coscienza e ad affrontare una nuova serie di obblighi, connessi alla gestione delle spoglie dell’animale.  Vengono meno le routine, e questo crea un vuoto con possibili risvolti depressivi.

La trappola del senso di colpa è un urlo di dolore muto

In caso di evento nefasto, potremmo avere la sensazione di essere venuti meno alle nostre responsabilità, con relativo senso di colpa. Ma questo senso di fallimento spesso è solo una nostra invenzione. In una fase così difficile spesso il buon senso è offuscato dalla fragilità umana. Ci saranno sempre dei momenti in cui veniamo meno ai nostri doveri a causa di una molteplicità di circostanze che davvero possono andare oltre il nostro controllo o la nostra comprensione. In tal caso, il terribile senso di colpa da noi creato non è altro che l’urlo di un dolore che cerca in qualche modo uno sbocco. Di solito proviamo un terribile senso di colpa, pensiamo di essere venuti meno alle nostre responsabilità. Giustificati o meno che siano, questi sentimenti diventano una questione strettamente privata e personale, che tendiamo a seppellire nell’intimo. Spesso neppure i più cari amici e i membri della famiglia riescono a cogliere la profondità e la vastità del nostro lutto. Molti altri sentono il bisogno di autopunirsi con il senso di colpa. I veri problemi non sono né percepiti da loro, né capiti. La maggior parte di noi di tanto in tanto soffre della sindrome «non sono degno» (alcuni più di altri). È importante non sentirsi vittime per tutta la vita. È una percezione autodistruttiva, che fra l’altro non permette di guarire da un grave lutto. Ciò richiede un alto grado d’introspezione, che è anche un buon segnale di guarigione. È proprio quello che i nostri amati animali avrebbero voluto per noi.

Vedere il corpo senza vita favorisce l’accettazione della morte

Chi è in lutto può andare temporaneamente in pezzi, perdendo in parte il controllo. È una componente normale del lutto e non necessariamente una reazione psicologica pericolosa, benché alcuni sul momento ne abbiano paura. Dovrebbe migliorare con il trascorrere del tempo. Ma nel caso in cui non passi, bisogna riconoscere che ci sono dei pesanti fardelli emotivi repressi che tutti noi portiamo, alcuni dei quali possono bloccare la guarigione. Si è scoperto quanto sia importante che i proprietari degli animali vedano il corpo, se la cosa è possibile. La conferma visiva favorisce l’accettazione dell’evento. Inoltre chi ha appena perso un animale dovrebbe poter trascorrere un po’ di tempo da solo con il corpo, se possibile. Lo stesso vale per gli altri animali presenti in casa, se ce ne sono. Alcuni animali sopravvissuti soffrono in silenzio per la perdita del loro amico deceduto. Sembra che lui o lei sia scomparso, e gli altri animali presenti in famiglia potrebbero reagire. Dobbiamo invece gioire del loro ricordo. Sottovalutare ciò equivale a sminuire il valore della loro esistenza. Può essere molto utile per la guarigione organizzare delle commemorazioni e condividere con gli altri i bei ricordi, esaltando al tempo stesso l’amico scomparso. I nostri cari animali ci lasciano dei doni che solo con il tempo scopriremo. Solo quando riusciremo a lasciarci alle spalle il dolore terribile, a sorridere di nuovo al loro dolce ricordo e a piangere di gioia, le cose cominceranno a migliorare.

Quando l’accudimento estremo nega la vera natura degli animali

Paradossalmente ciò può avere un risvolto negativo: per via dell’assoluta e candida dipendenza degli animali nei nostri confronti, a volte noi stessi arriviamo a essere troppo dipendenti a livello emotivo da loro. Rischiamo di perdere di vista la vera natura del rapporto, aprendo la strada a un successivo disastro emotivo. Decidendo di diventare il caregiver di un animale, lo diventiamo anche nei confronti di noi stessi. Di solito non ci pensiamo, poiché siamo troppo concentrati e dipendenti dai nostri animali. È un atteggiamento che può rivelarsi pericoloso. Non c’è posto per la morte nel nostro cuore. Quando poi l’animale muore, come capita a tutti, lo shock in genere amplifica l’elaborazione del lutto. Alcuni legami con gli animali diventano patologici quando il proprietario sviluppa un senso distorto di accudimento, assolutamente sproporzionato rispetto alla natura e alle esigenze dell’animale. Ad esempio, i casi in cui gli animali devono indossare tutti i giorni un abito. Citando esempi più estremi, i proprietari regalano ai loro compagni pelosi bambole e giocattoli, arrivando perfino a portarli in giro in carrozzina. Il pericolo sorge quando il comportamento del proprietario diventa un po’ troppo strano e nega la vera natura dell’animale.

Imparare dai nostri animali l’accettazione della morte

Quali consigli si sente di dare a chi sta attraversando questa dolorosissima esperienza?

 Durante il lutto per questo particolare tipo di perdita, dobbiamo saper accogliere una nuova, scioccante consapevolezza. È proprio in questo che si rivelano di grande aiuto gli psicologi specializzati nel lutto. Non sottovalutate inoltre il grande valore del sostegno offerto da amici, familiari e gruppi e chat on-line. Il punto essenziale è che tutti noi diventiamo persone migliori grazie ai nostri cari animali, o perlomeno siamo potenzialmente in grado di diventarlo. Ma cosa poi decidiamo di essere è tutta un’altra faccenda. Quando muore un animale amato, perdiamo un membro strettissimo della famiglia, una diletta estensione di noi stessi. Ma gli obblighi che ci siamo assunti non sono terminati: ora dobbiamo vivere senza di lui. È un obbligo nei confronti di noi stessi di cui dobbiamo essere consapevoli e a cui bisogna adempiere in questo durissimo momento di dolore. Guarire dalla sofferenza è una responsabilità che abbiamo nei confronti di noi stessi. Non c’è dubbio che, se il nostro amato compagno animale potesse parlarci nell’aldilà, è proprio quello che ci chiederebbe di fare. Dobbiamo gioire del loro ricordo. Sottovalutare ciò equivale a sminuire il valore della loro esistenza. Non sarebbe una grande prova d’affetto se imparassimo da loro come affrontare la morte? Non dovremmo negare a noi stessi l’opportunità di evocare la presenza continua dell’animale nel nostro cuore per migliorare la vita quotidiana. Bisogna continuare a vivere, anche nei momenti di dolore e lutto, ma in maniera nuova. La meravigliosa esperienza di aver condiviso gli spazi con degli animali e aver imparato da così tanto da loro ci ha arricchito profondamente. Ognuno di noi è in grado di compiere meraviglie.

Non vergognarsi di chiedere aiuto

Nel caso in cui il dolore non passi, bisogna riconoscere che ci sono dei pesanti fardelli emotivi repressi che tutti noi portiamo, alcuni dei quali possono bloccare la guarigione. Uno psicologo specializzato nel lutto per gli animali può esserci di grande aiuto, si sta diffondendo una cultura di sensibilizzazione in questo ambito.  Trovo moto utile, in questo senso, utilizzare L’EMDR per l’elaborazione del lutto e quindi anche il lutto animale.  Sono una Terapeuta EMDR e svolgo ricerche sull’elaborazione del lutto attraverso tale pratica.

Dottoressa Maria Letizia Rotolo

psicologa-psicoterapeuta

www.marialetizia.rotolo.it

tel. 328685606

marialetizia.rotolo@hotmail.it