Amare significa Amare i piccoli dettagli della persona amata

Amare significa tante cose. Tra questi c’è l’amare le piccole cose della persona amata: i suoi difetti, le sue abitudini, le sue cose e tant’altro ancora. La poesia di seguito riportata descrive tutto ciò.

Le piccole cose che amo di te
quel tuo sorriso un po’ lontano
il gesto lento della mano
con cui mi carezzi i capelli
e dici: vorrei averli anch’io così belli
e io dico: caro sei un po’ matto
e a letto
svegliarsi col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l’odore di pipa che fumi la mattina
il tuo profumo un po’ blasé
il tuo buffo gilet
le piccole cose che amo di teQuel tuo sorriso strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei averli anch’io così belli
e io dico: caro me l’hai già detto
e a letto
stare sveglia sentendo il tuo respiro
un po’ affannato
e sul comodino il bicarbonato
la tua caffettiera che sibila in cucina
l’odore di pipa anche la mattina
il tuo profumo un po’ demodé
le piccole cose che amo di teQuel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei averli anchío così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
e a letto stare sveglia a sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera che è esplosa finalmente, in cucina!
la pipa che impesta fin dalla mattina
il tuo profumo di scimpanzé
quell’orrendo gilet
le piccole cose che amo di te.

Stefano Benni

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it

Creare un Legame

Nel passaggio del libro “Il Piccolo Principe” riportato di seguito, viene descritto come si crea un legame. Il brano sintetizza due qualità principali per creare un legame: Pazienza ed Attesa

“…in quel momento apparve la volpe: “Buon giorno”. “Buon giorno” disse gentilmente il piccolo principe voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “…sotto il melo”. “Chi sei?” chiese il piccolo principe, “Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me?”, le propose il piccolo principe “sono così triste…”.

“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah, scusa!”, fece il piccolo principe. “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”, disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica.

E poi guarda! Vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane, e per me il grano è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore … addomesticami”, disse.
“Volentieri, che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”,rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”.
Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”.
“Che cos’è un rito?”, disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.”E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore” (…)
Così il piccolo principe addomesticò la volpe … E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina:”Ah!”, disse la volpe, “… piangerò”.
“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi e che diventassimo amici…”.
“E’ vero”, disse la volpe.
“Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe.
“Certo”, disse la volpe.
“Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.

Dott. Roberto Cavaliere

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Nelle Relazioni non compaciono le due Metà

“I Greci raccontavano che originariamente l’uomo era sferico e che Zeus per punirlo delle sue malefatte lo aveva spaccato a metà. Le due metà vagano per il mondo e si cercano. La nostalgia le spinge a cercare ancora e ancora, e quando si trovano quella sfera vuole tornare unita. Questa storia ha del vero ma non è sufficiente. Quando le due metà si incontrano di nuovo, hanno vissuto le loro vite fino a quel momento. Non sono uguali a come si erano lasciate. I loro lembi non coincidono più. Hanno difetti, debolezze, ferite. Non basta che si incontrino di nuovo e si riconoscano. Adesso devono anche scegliersi, perché le due metà non combaciano più perfettamente, ma solo l’amore porta ad accettare gli spigoli che non combaciano e solo l’abbraccio li smussa, anche se fa male.”
Alessandro D’Avenia

In questa significativa metafora dello scrittore A. D’Avenia viene riletto in modo realistico il mito delle due metà. Le due metà che si separono subiscono col tempo una trasformazione e non è più possibile che, nel ritrovarsi, possano compaciare. Per cui la perfetta altrà metà nella relazione è impossibile trovarla. L’altra parte va accettata nelle sue imperfezioni e bisogna accettare che l’incastro nella relazione non potrà mai essere perfetto.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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“Tenerlo sulle Spine” non ha senso in Amore ?

Io lo so, lo so che sbaglio.
Sbaglio nel dirti che mi manchi, che ho voglia di fare l’amore con te, che ho voglia di dormire accanto a te, di baciarti tutta la notte.
Sbaglio quando vorrei non chiamarti ma poi alzo la cornetta e lascio squillare. Sbaglio quando non voglio cercarti con un messaggio e poi lo scrivo e magari ci metto anche che ti penso.
Ma non mi riesce di stare zitta.
Mi sforzo, cambio discorso e a volte dico anche cose insensate, ma finisce sempre allo stesso modo: devo dartelo il mio amore, e l’unico modo che conosco sono queste parole.
Il ‘devi tenerlo sulle spine’ per me non ha senso.
Credo che siano proprio le parole che ti sforzi di non dire quelle che vengono fuori prima di tante altre, sei costretta a sputarle, a cacciarle via, a liberartene. Quindi se c’è una cosa che so dire davvero bene è che ti amo, e lo so che sembra banale e uguale tanti altri milioni di ti amo, per questo poi lo farcisco di sicurezze e di gesti, per questo poi te lo ripeto all’infinito, per questo adesso sembro una logorroica romantica del cavolo, per questo non riesco a smettere di scrivere. Sarei capace di usare tutte le parole del mondo pur di rendere bene il concetto che anche se sbaglio, sbaglio bene.

E. Calandrini

Nel sopracitato brano l’autrice sposa la tesi che il “trattenersi in amore” non è possibile, che prima o poi le parole legate ai sentimenti profondi che si provono vengono fuori. Quindi la strategia del “tenere sulle spine” è perdente nel medio e lungo periodo.

Professionalmente sono del parere che dipende dalle situazioni e dalla relazioni, In situazioni e relazioni normali si può essere se stessi fino in fondo nell’esprimere i propri sentimenti attraverso emozioni e parole.

In relazioni malsane o in cui c’è mancanza di reciprocità l’ostinarsi ad esprimere emozioni e parole è inutile ed anche dannoso perchè potrebbe denotare un atteggiamento ossessivo e una mancata volontà di prendere atto del reale stato della relazione.

Dott. Roberto Cavaliere

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I colori dell’amore e della sessualità

I colori dell’amore e della sessualità secondo la teoria di Lüscher

I colori corrispondono a frequenze ondulatorie che possono essere misurate esattamente. Pertanto la precisione sensoriale visiva di un colore è misurabile con precisione

Per l’utilizzo dei colori sono necessarie due definizioni altamente diverse.

Il significato oggettivo della percezione cromatica (sensazione percettiva)

L’approccio soggettivo dell’individuo verso il colore (emozione).

Il test dei colori di Max Lüscher è uno strumento paragonabile a un termometro.

La predilezione di un soggetto verso un colore o il suo rifiuto indicano lo stato personale del soggetto stesso, come la febbre registrata dal termometro

Da diversi anni da parte di Max Lüscher e dell’istituto Lüscher sono state condotte numerose ricerche sui quattro colori specifici che consentono di misurare l’esperienza amorosa.

In particolare il rosso- arancio rappresenta l’eccitabilità sessuale

Il rosa salmone indica le fantasie cariche di aspettative

Il viola magenta si riferisce alla risonanza e immedesimazione

Il Blu- viola scuro esprime l’attaccamento e la devozione

Queste ricerche sono state svolte effettuando queste domande:

Che cosa senti quando pensi a una relazione sentimentale a sfondo erotico?

Quale di questi colori corrisponde aa questa sensazione meglio di tutti

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione abbastanza bene?

Quale di questi colori corrisponde a questa sensazione meno di tutti?

Chi crede che una relazione sentimentale susciti in tutte le persone sensazioni identiche o simili rimarrà sbalordito.

Per una persona ed esempio, solo il colore infuocato del rosso- arancio corrisponde alla sensazione che gli suscita una relazione amorosa.

Osservando ad esempio il blu-viola scuro la stessa persona può pensare che non definisce una relazione amorosa di tipo erotico.

La scelta dei colori rimarrà identica fino a quando l’immagine della relazione sentimentale a sfondo erotico non cambia.

Con i 4 colori che definiscono l’esperienza amorosa e i loro significati è possibile descrivere 24 tipogrammi diversi.

Le scelte cromatiche e il tipogramma erotico però non comprendono solamente le sensazioni sessuali, ma anche le emozioni.

Il tipogramma non descrive che cosa fa il soggetto, quali sono le sue abitudini sessuali, ma ciò che prova e che sente nel vivere l’esperienza sessuale.

Il linguaggio dei colori è il linguaggio delle sensazioni e dei sentimenti. Come nella musica ogni semitono ha un effetto diverso chiaramente percebile, allo stesso modo ogni tonalità di colore produce una sensazione diversa esattamente definibile. Come la musica anche il linguaggio dei colori consente una rappresentazione di sensazioni e sentimenti ricca e precisa.

Chi comprende ciò che significa l’esperienza emozionale e come sia determinante un certo comportamento consolidato a livello psicosomatico sa bene che il linguaggio delle parole è snaturante inadeguato. La psicoterapia che lavora utilizzando l’immagine mentale può ottenere grossi risultati.

Per effettuare il test bisogna disporre le quattro categorie cromatiche su uno sfondo chiaro ed effettuare che domande che ho elencato in precedenza.

Grazie della lettura.

Dott.ssa Maria Letizia Rotolo, psicologa-psicoterapeuta

Via B. Cellini 18, 40138 Bologna

Via San Giuliano 13, 40125 Bologna

Centro Medico Santagostino Bologna

 Tel.: 3286852606

Skype: maria.letizia.rotolo

www.marialetiziarotolo.it