Le persone trovano sempre le parole giuste, ma sbagliano l’accento. E vedo che preferiscono i prìncipi ai princìpi che si pèrdono sul perdòno, che vogliono tutto sùbito senza ricordare cosa hanno subìto che non gettano mai l’àncora ma ne vogliono sempre ancòra che desiderano le loro vite leggère ma non sanno lèggere negli occhi e ho capito che le persone trovano sempre le parole giuste, ma sbagliano l’accento.
(Gio Evan)
In questa bellissima poesia di Gio Evan viene espresso quella che è una degli errori principali nella comunicazione di coppia: sentire e voler comunicare le giuste parole ma sbagliarle nell’esprimerle. Sbagliare anche un semplice accento può cambiare il senso di una parola al pari di sbagliare una tonalità nel comunicare può cambiare il senso della comunicazione stessa. Scelta delle parole, tonalità nel comunicare ed, appunto, anche accento possono avvicinare l’altro come allontanarlo.
Come affermava il sociologo Bauman: ‘Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione‘
Il seguente test è un personale riadattamento del test del Dilemma del Prigioniero
Il dilemma della coppia adultera è il seguente. Marito e moglie si accusano a vicenda di aver commesso adulterio e si rivolgono al giudice per la separazione giudiziaria. Il giudice, al fine di stabilire le condizioni di tale separazione, li ascolta separatamente, nello stesso giorno, senza dare loro la possibilità di comunicare fra un colloquio e l’altro. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l’adulterio, oppure non confessare l’adulterio. Viene inoltre spiegato loro che:
a)se solo uno dei due non confessa, chi non ha confessato evita una pena pecuniaria; l’altro viene però condannato ad una pena pecuniaria di euro 21.000,00;
b)se entrambi non confessano, vengono entrambi condannati ad una pena pecuniaria di 18.000,00 euro;
c)se entrambi confessano, entrambi vengono condannati ad una pena
pecuniaria di 3.000 euro.
Voi quale alternativa scegliereste fra il confessareed il non confessare?
SOLUZIONE
Valutando pro e contro delle varie scelte si scopre che il punto di equilibrio è, controintuitivamente, la scelta b(non confessa, non confessa). Il motivo è che per ognuno dei due lo scopo è minimizzare la propria condanna pecuniaria; e ogni membro della coppia non confessando rischia o di non pagare niente o di pagare 18.000,00 euro, confessando rischia di pagare o 3.000,00 euro o 21.000,00 euro.
Il paradosso che consegue da questa conclusione sta nel fatto che anche l’altro membro della coppia, trovandosi nella stessa situazione, farà lo stesso ragionamento; con un risultato complessivo che non è ottimale per nessuno dei due (18.000,00 euro di pena pecuniaria a testa).
Tutto ciò dimostra, indirettamente, che in una coppia o si vince entrambi o si perde entrambi. Anche se uno dei due ha l’impressione di aver vinto, la sconfitta dell’altrogli si ritorcerà contro prima o poi. Bisogna cercare di comunicare senza entrare nella logica di chi ha torto o ragione prima di finire davanti ad un giudicee, conseguentemente, comunicare non diventa più possibile.
Guardare
“Marriage Story” è un po’ come voltarsi indietro. Ci si ritrova a fare i conti
con i fallimenti e le separazioni affrontate, a risentire quel sapore amaro delle
accuse e dei sensi di colpa mai dimenticati.
Tutto ciò accade
perché dentro questo film si nasconde tanta realtà: è una vicenda essenziale e
devastante come tante vissute in prima persona
o a cui abbiamo assistito
da vicino. Ed è per questo
che, anche se di matrimoni o relazioni d’amore finite male il grande schermo è
pieno, per tutta la durata del film sentiamo di appartenere anche noi a questa
storia, quella di due persone alle prese
con le varie fasi della rottura e del conseguente divorzio. Come in ogni
separazione o lutto, assistiamo al lento e doloroso passaggio del dolore, della
rabbia e della difficile accettazione attraverso la messa in scena del meglio e
del peggio dei due protagonisti e dell’evoluzione del loro sentimento.
Non è importante
capire chi tra Nicole, attrice di Los Angeles alla ricerca della propria
strada, e Charlie, newyorkese regista
teatrale di successo, abbia ragione o sia meno crudele. Quello che conta è
che, grazie alle loro straordinarie interpretazioni, Scarlett Johansson e Adam Driver
riescono ad emozionare con un
prodotto d’indubbio spessore, un ritratto mai esagerato e artificioso, rischio
sempre molto elevato nelle sceneggiature a sfondo amoroso, figlio di
un’appassionata interpretazione, profonda e delicata come le loro voci.
Il regista
candidato all’Oscar Noah Baumbach segue una narrazione molto compassionevole,
non infierisce troppo, si avvicina con rispettosa dolcezza per poi prendere le
distanze, proprio come i due protagonisti della storia, apparentemente mossi
dalle migliori intenzioni e infine pedine nelle mani di feroci avvocati.
Un film con
questo carico emozionale si aggrappa voracemente alla bravura dei due attori
che contribuiscono a conferire ai loro personaggi una caratterizzazione molto
tratteggiata e ricca di pathos, una prova su tutte è la toccante scena cantata
di Adam Driver.
Tutti i piccoli
dettagli della quotidianità di una coppia e delle conseguenze del suo sfacelo,
accompagnate da un’indiscussa volontà di unità familiare, ardua da mantenere
all’interno di un contesto di rivincita dei propri sé, trovano spazio in una
sceneggiatura precisa e attenta a tutte le complesse sfumature emozionali e per
questo punto di forza dell’intero film.
La storia del
matrimonio di Nicole e Charlie ci porta ad accettare come un sentimento
d’amore, per quanto profondo e denso di tappe condivise, possa con il tempo mutare
e prendere nuove forme non sempre capaci di continuare a sostenere un rapporto
di coppia. L’amore si trasforma lasciando ai due la consapevolezza di dover
tornare a lottare per una nuova affermazione nel mondo, questa volta come
entità singole, processo doloroso ma necessario alla loro stabilità interiore.
“Marriage Story” è un film da vedere per emozionarsi in maniera sincera, tra sorrisi e lacrime, come in ogni tragicommedia o matrimonio che si rispetti.
Nei primi 7 minuti di Storia di un matrimonio, Noah Baumbach lascia che i due protagonisti del film, Nicole (Scarlett Johansson) e Charlie (Adam Driver), parlino uno dell’altro con sincerità e affetto, sottolineandone pregi e difetti. Un dolcissimo momento di un matrimonio che sta per finire.
“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.” A. Schopenhauer
Prendendo in prestito la metafora dei Porcospini del filosofo Schopenauer possiamo delineare la giusta distanza nelle relazioni
Giusta distanza che non deve trovare il punto di equilibrio tra distanza e vicinanza.
Giusta distanza che deve tenere conto sia delle caratteristiche individuali dei singoli membri della coppia che delle caratteristiche della relazione stessa.
Giusta distanza che può cambiare nel tempo e nello spazio e che segue il ciclo di vita della coppia e dei singoli.
Giusta distanza, quindi, che è variabile e da trovare in continuazione.
Provate a trovare la vostra giusta ditanza nella vostra relazione.
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