L’ALTRO LATO DEL GHOSTING

La mancanza è la presenza più forte che si possa sentire

Inizio a parlare di amore focalizzandomi sull’analisi di un fenomeno molto diffuso nel mondo digitale: il ghosting, una pratica crudele utilizzata per troncare una relazione.

Il ghosting è ciò che accade quando una persona termina un rapporto senza comunicare all’altro le proprie intenzioni e i motivi della rottura: scompare nel nulla, diventa come un fantasma (un “ghost”, da cui deriva il nome “ghosting”). Improvvisamente interrompe qualsiasi contatto, si rende  irreperibile: cancella il proprio profilo dai social, blocca o toglie l’altro dalle proprie amicizie, non risponde più alle sue telefonate, ai suoi messaggi, alle sue e-mail.

Il ghoster (colui che fa ghosting), come un vero illusionista, si smaterializza e magicamente fa svanire nel nulla la relazione e le proprie responsabilità. In questo modo, evita le reazioni imprevedibili dell’altro e le emozioni negative che vivrebbe di riflesso. Non vuole sentirsi giudicato colpevole del dolore e della rabbia che provoca; scomparendo le elimina dalla propria percezione. Vuole creare una distanza di sicurezza per se stesso, incurante degli stati d’animo che induce nel partner. Quando la relazione è in essere da poco tempo si sente addirittura giustificato a chiudere la storia senza dare spiegazioni. Tipicamente questo accade nei social network e nelle dating app dove è possibile chattare con più persone contemporaneamente e dove rapidamente un rapporto può diventare insignificante.

Il ghosting èuna facile via d’uscita anche per chi è solito usare false identità virtuali: per timidezza, per insicurezza, per senso di inadeguatezza fisica oppure perché la persona ha già un rapporto stabile o addirittura una famiglia e internet è solo un’occasione di svago e leggerezza. Quando  l’altro con cui è in contatto inizia a porre delle richieste per far evolvere il rapporto in un qualcosa di più concreto, non potendosi mostrare per chi è veramente, scompare.

Altrettanto crudelmente agisce il ghoster affetto da una grave patologia narcisistica che intenzionalmente vuole far soffrire l’altro, infliggergli una dolorosa punizione. Spesso questa violenza psicologica accade in quell’incastro perfetto che crea con un partner che soffre di dipendenza affettiva. Con il ghosting, si appropria di un grande potere: conoscendo la sua vittima, sa, che, rendendosi invisibile, sarà ancora più desiderato e dunque amato, nonostante la rottura.

Più frequentemente, il ghoster è meno consapevole di se stesso. Pur potendo vivere liberamente una storia d’amore ad un certo punto sente l’urgenza improvvisa di troncare un rapporto, perché non riesce a sostenere una vera vicinanza emotiva, in cui esprimere i propri bisogni e accogliere quelli dell’altro. Inconsapevolmente, soffre di filofobia: un’incapacità di amare probabilmente appresa in famiglia, quando era piccolo. Durante l’infanzia, può aver sviluppato uno stile di attaccamento disfunzionale che lo porta a ritenere salvifico scappare da una relazione anche quando è positiva. Può aver avuto un genitore che senza fornire motivazioni, e’ stato poco presente o lo e’ stato in maniera inconstante e l’ha fatto sentire solo, poco considerato, rifiutato o abbandonato. Per esempio prometteva di esserci e poi non si presentava al saggio di fine anno, alla partita di calcetto, alla festa di compleanno. Il ghoster lascia per non essere lasciato, criticato, tradito, manipolato come purtroppo gli e’ già capitato quando era bambino. Il partner diventa il capro espiatorio di un dolore che si porta dentro da molto tempo e che spesso nemmeno sa di avere.

In generale si può affermare che il ghosting e’ un comportamento che mette in luce la compresenza di alcune problematiche psicologiche tra: scarsa empatia, immaturità, egocentrismo, insicurezza, difficoltà comunicative. Questi sono aspetti caratteristici di chi possiede tratti patologici o un vero e proprio disturbo di personalità (tipicamente evitante, narcisistico o borderline), aspetti che necessiterebbero di un lavoro psicoterapeutico. Con la speranza che “il fuggitivo” non ghosterizzi anche lo psicologo quando la relazione terapeutica entra nel vivo.

Dopo la fine della relazione, il ghoster continua la sua vita senza voltarsi indietro. La vittima di ghosting si trova invece catapultata in un labirinto di sofferenza e non senso. Viene invasa da una carica di emozioni negative che si mescolano tra loro: disorientamento, tristezza, angoscia, rabbia, impotenza, ansia, senso di abbandono e di vuoto.

Il malessere che percepisce ricade anche sul corpo: la vittima può sperimentare sensazioni spiacevoli, somatizzazioni, insonnia o disturbi dell’appetito. Sensazioni che si aggiungono al suo sentirsi destabilizzata, sofferente, sola e fragile.

L’essere passata dal pieno di una relazione (fatta di presenza, connessioni emotive, aspettative positive per il futuro), al silenzio assoluto che segue la scomparsa del partner e’ fonte di un intenso stress emotivo, che può degenerare in sintomi depressivi e ansiosi.

La sua mente si riempie di rimuginazioni, di ricordi, di ipotesi, di autocolpevolizzazioni. Chi subisce il ghosting si chiede continuamente tra sé e sé: “Perché è scomparso? Cosa gli è successo? In che cosa ho sbagliato?”.

Per trovare un senso all’accaduto, inizia una ricerca del ghoster in tutti i modi che sono possibili, spesso connettendosi a lungo, sperando di poterlo contattare. Ma ogni tentativo è vano e frustrante.

Fatalmente la vittima si pensa inadeguata, “difettata”, non abbastanza amabile e la sua autostima crolla. Inizia a dubitare del proprio valore, delle proprie capacità, tra cui quella di non aver saputo valutare l’altro per quello che era in realtà e di non aver avuto motivi abbastanza convincenti per tenerlo vicino. Prova un forte senso di fallimento e sconfitta personale. Il ghoster l’ha tagliata fuori dalla sua vita senza un perché, le ha mancato di rispetto, l’ha usata per scopi che non riesce a capire. Il mondo, certo e felice fino a un attimo prima, si trasforma per lei in un posto minaccioso e oscuro perché ha perso la fiducia nell’altro, quale altro da se’.

Il ghosting dimostra che il contrario dell’amore non è l’odio ma l’indifferenza: non poter dare un senso alla propria sofferenza, impedisce di elaborare la perdita che segue una separazione e guardare al futuro con speranza. Spesso la vittima deve riempire da sola quel pezzo mancante, operazione non sempre facile da fare senza l’aiuto di uno psicologo, soprattutto nel caso in cui soffra di dipendenza affettiva.

Se avete ghosterizzato qualcuno o siete stati vittima di ghosting e avete voglia di condividere con noi le vostre esperienze o riflessioni in merito a questo articolo, contattateci al 3355334721 oppure scriveteci una mail a uno di questi indirizzi: maggioli.roberta72@gmail.com oppure maggiolir@libero.it

Dottoressa Roberta Maggioli