In questa bellissima poesia dello scrittore scomparso Luis Sepùlveda è raccontata una storia d’amore sotto forma di riflessioni poetiche. Da leggere attentamente. Ho evidenziato gli aspetti più salienti.
L’ultima nota del tuo addio mi disse che non sapevo nulla e che arrivavo al tempo necessario di imparare i perchè della materia. Così, fra pietra e pietra seppi che sommare è unire e che sottrarre ci lascia soli e vuoti. Che i colori riflettono l’ingenua volontà dell’occhio. Che i solfeggi e i sol raddoppiano la fame dell’orecchio Che è la strada e la polvere la ragione dei passi.
Che la via più breve fra due punti è il giro che li unisce in un abbraccio sorpreso.
Che due più due può essere un pezzo di Vivaldi. Che i geni gentili stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo tornai a disfare l’eco del tuo addio e al suo posto palpitante scrissi la Più Bella Storia d’Amore ma, come dice l’adagio, non si finisce mai d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta facilmente come nasce una rosa o si morde la coda un a stella cadente, seppi che la mia opera era scritta perchè La Più Bella Storia d’Amore è possibile solo nella serena e inquietante calligrafia dei tuoi occhi
Il seguente brano di Oriana Fallaci descrive in maniera significativa il vissuto emotivo e psicologico della fine di un amore. Da leggere attentamente.
“La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o …colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, nè serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un po’ per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era nè una persona pregevole anzi straordinaria, nè un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perchè hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perchè, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché , anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina. “
Nel brano della scrittrice Jaime Sabines che riporto di seguito, viene descritto, con tratti anche dissacranti, una modalità per guarire da un amore malsano. Si può essere più o meno d’accordo col contenuto ma ritengo che sia un utile spunto di riflessione.
“Spero di riuscire a guarire da te, uno di questi giorni.
Devo smettere di fumarti, di berti, di pensarti. È possibile. Seguendo le prescrizioni della morale di turno. Mi prescrivo tempo, astinenza, solitudine.
Ti va bene se ti amo solo una settimana? Non è molto né poco, è abbastanza. In una settimana si possono riunire tutte le parole d’amore che sono state dette sulla terra e gli si può dare fuoco. Ti scalderò con quel falò dell’amore bruciato. E anche il silenzio. Perché le parole d’amore più belle si trovano tra le persone che non si dicono niente.
Bisogna bruciare anche quell’altro linguaggio laterale e sovversivo di chi ama. ( Tu sai come ti dico che ti amo quando ti dico: «Che caldo che fa», «Dammi l’acqua», «Sai guidare?», «Si è fatta notte»…Tra le persone, in mezzo alla tua famiglia e alla mia, ti ho detto «Si è fatto tardi», e tu sapevi che ti dicevo «Ti amo»).
Un’altra settimana per mettere insieme tutto l’amore del tempo. Per dartelo. Perché tu ne faccia quello che vuoi: conservarlo, accarezzarlo, buttarlo nell’immondizia. Non serve, è vero. Voglio solo una settimana per capire le cose. Perché tutto questo è molto simile a uscire da un manicomio per entrare in un cimitero.”
Si pensa che innamorarsi sia qualcosa di completamente spontaneo, che non richiede una decisione. E’ spontaneità sicuramente all’inizio ma poi richiede un impegno e l’impegno rimanda al prendere prima una decisione. Nella poesia di Sabina Esposto che riporto di seguito, c’è un elenco di “decisioni “da prendere se ci “decide” d’innamorarsi. La poesia rappresenta uno spunto di riflessione sul processo psicologico dell’innamoramento .
“Se decidi d’innamorarti di me, non promettermi mai nulla. Se decidi d’innamorarti di me, non lasciarmi sognar da sola. Se decidi d’innamorarti di me, innamoriamoci ogni istante, non solo per i primi tre appuntamenti. Se decidi d’innamorarti di me, prendi i miei lati oscuri e riempili di luce. Se decidi d’innamorarti di me, tieni sopra le tue spalle le mie lacrime. Io faro’ altrettanto. E peserà tutto di meno. Se decidi d’innamorarti di me, non correre verso di me, ma corri vicino a me. Se decidi d’innamorarti di me, ama le mie debolezze e considerale punti di forza.
Se decidi d’innamorarti di me, prendi il coraggio a quattro mani e raccontami di te. Anche se ti sembra di non aver nulla da dire. Se decidi d’innamorarti di me, non girarti nel letto, senza guardarmi. Addormentati con me. Se decidi d’innamorarti di me, devi correre anche il rischio di soffrire. Sia per me, che per te. Se decidi d’innamorarti di me, quando non m’amerai più, non fare in modo di farmi odiare da te. O di farti odiare da me. Se decidi d’innamorarti di me, non darmi prove d’amore. Prova a restare con me. Se decidi d’innamorarti di me, dimmi che mi ami solo quando lo senti e non quando si deve dire. Se decidi d’innamorarti di me, non dirmi che sono l’unica tra tanti. Dì che sono io e basta. Se decidi d’innamorarti di me, non dirmi in cosa devo credere, ma dimmi di credere sempre in qualcosa. Se decidi d’innamorarti di me, tieni a mente i miei sguardi e non tutte le parole che dirò. Se decidi d’innamorarti di me, non mentirmi mai. Neanche per amore. Se decidi d’innamorarti di me, fammi ballare, anche se non c’è musica. Se decidi d’innamorarti di me, non domandarmi perché sono triste. Tienimi la mano. Se decidi d’innamorarti di me, immagina che, anche se distanti, siamo comunque vicini. Se decidi d’innamorarti di me, non dirmi che son l’unica donna della tua vita. Dimmi che sono la donna della tua vita. Se decidi d’innamorarti di me, sappi che le mie mani non tremano per il freddo. E le tue mani sopra le mie, fermeranno quel tremito.”
Amare significa tante cose. Tra questi c’è l’amare le piccole cose della persona amata: i suoi difetti, le sue abitudini, le sue cose e tant’altro ancora. La poesia di seguito riportata descrive tutto ciò.
Le piccole cose che amo di te quel tuo sorriso un po’ lontano il gesto lento della mano con cui mi carezzi i capelli e dici: vorrei averli anch’io così belli e io dico: caro sei un po’ matto e a letto svegliarsi col tuo respiro vicino e sul comodino il giornale della sera la tua caffettiera che canta, in cucina l’odore di pipa che fumi la mattina il tuo profumo un po’ blasé il tuo buffo gilet le piccole cose che amo di teQuel tuo sorriso strano il gesto continuo della mano con cui mi tocchi i capelli e ripeti: vorrei averli anch’io così belli e io dico: caro me l’hai già detto e a letto stare sveglia sentendo il tuo respiro un po’ affannato e sul comodino il bicarbonato la tua caffettiera che sibila in cucina l’odore di pipa anche la mattina il tuo profumo un po’ demodé le piccole cose che amo di teQuel tuo sorriso beota la mania idiota di tirarmi i capelli e dici: vorrei averli anchío così belli e ti dico: cretino, comprati un parrucchino! e a letto stare sveglia a sentirti russare e sul comodino un tuo calzino e la tua caffettiera che è esplosa finalmente, in cucina! la pipa che impesta fin dalla mattina il tuo profumo di scimpanzé quell’orrendo gilet le piccole cose che amo di te.
Nel passaggio del libro “Il Piccolo Principe” riportato di seguito, viene descritto come si crea un legame. Il brano sintetizza due qualità principali per creare un legame: Pazienza ed Attesa
“…in quel momento apparve la volpe: “Buon giorno”. “Buon giorno” disse gentilmente il piccolo principe voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “…sotto il melo”. “Chi sei?” chiese il piccolo principe, “Sono una volpe”, disse la volpe. “Vieni a giocare con me?”, le propose il piccolo principe “sono così triste…”.
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah, scusa!”, fece il piccolo principe. “Che cosa vuol dire addomesticare?” “E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”, disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica.
E poi guarda! Vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane, e per me il grano è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore … addomesticami”, disse. “Volentieri, che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”,rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”. Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”. “Che cos’è un rito?”, disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.”E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore” (…) Così il piccolo principe addomesticò la volpe … E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina:”Ah!”, disse la volpe, “… piangerò”. “La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi e che diventassimo amici…”. “E’ vero”, disse la volpe. “Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe. “Certo”, disse la volpe. “Ma allora che ci guadagni?” “Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.
La poesia “L’Addio” di Solinas descrive il timore che pervade ogni nuovo amore e/o relazione sin dall’inizio: la Paura di Separarsi. Ma allo stesso tempo l’amore trova il suo culmine proprio nella paura della perdita della persona amata e della resistenza che si oppone in tal senso. Potremmo dire che un amore finisce nel momento in cui cessa tale paura. Perchè avere paura di separarsi è del tutto naturale e connaturato all’amore, anche nelle relazioni che durano da anni ed hanno superato fasi critiche.
Sarai, amore, un lungo addio che non finisce? Vivere, dal principio, è separarsi. Già fin dal primo incontro con la luce, e le labbra, il cuore percepisce quell’angoscia… di dover esser cieco e solo un giorno. Miracoloso ritardo, l’amore, del suo termine stesso: è prolungare il fatto magico, che uno e uno siano due, di contro alla prima condanna della vita. Con i baci, col dolore e col petto si conquistano, in affannose zuffe, godimenti che sembrano giochi, o giorni, terre, spazi favolosi, la grande disgiunzione che è in attesa, sorella della morte o proprio morte. Ogni bacio perfetto scosta il tempo, lo getta indietro, amplia il mondo breve dove ancora è possibile baciare. Non ha il suo culmine l’amore quando arriva o si trova: ma nella resistenza a separarsi dove si può sentire, altissimo, nudo, tremante. Nè la separazione è quel momento in cui le braccia, o voci, con segni materiali si congedano. E’ di prima, di dopo. Se si stringono mani, se si abbraccia, non è mai per dividersi, ma perchè l’anima alla cieca sente che la forma possibile di stare insieme è un lungo, e chiaro congedo. E che è l’addio ciò che è più sicuro.
La poesia riportata di seguito esplicita, anche se in maniera cruda, le possibili motivazioni per non disperarsi per la fine di un amore. Le motivazioni sono centrate sul carattere transitorio che ha ogni amore in contrapposizione all’assolutezza che gli amanti vorrebbero attribuire alla loro relazione.
“Non piangere mai per un amore finito poiché l’amore raramente è vero ma cambia il suo aspetto dal blu al rosso, dal rosso più brillante al blu, e l’amore destinato ad una morte precoce ed è così raramente vero.
Non mostrare il sorriso sul tuo grazioso viso per vincere l’estremo sospiro. Le più belle parole sulle più sincere labbra scorrono e presto muoiono, e tu resterai solo, mio caro, quando i venti invernali si avvicineranno.
Tesoro, non piangere per ciò che non può essere, per quello che Dio non ti ha dato. Se il più puro sogno d’amore fosse vero allora, amore, dovremmo essere in paradiso, invece è solo la terra, mio caro, dove il vero amore non ci è concesso.“
– Se puoi non schierarti mai, resta al centro. Del tuo cuore.
– E se arriva il lupo?
– Il lupo arriva, ma anche il gatto, il cane, l’orso, le acciughe, il vento, il sole, la neve. Amore mio, arriverà tutto, non posso ometterti niente.
– E se mi perdo?
– Che ti perdi non è un forse, ma una certezza; quindi quando ti perdi chiedi informazioni
– A chi?
– Ecco, a chi. Se dovesse succedere prima di aver imparato a riconoscere tutte le erbe spontanee, i fiori e gli alberi, aspetta, non chiedere a nessuno, chè poi può succedere che scambi ciliege per bacche velenose. Aspetta, impara i prati i boschi e soprattutto i venti, poi, se ancora sarai perduta, saprai da sola a chi rivolgerti
– Ma il tempo è contato
– No, il tempo è contatto, è toccare tutto, provarci almeno, tutte le parti
– Mi risolverò?
– Non sei un rebus, sei un puzzle senza pezzi mancanti. Imparerai a metterli insieme, dal verso e con lo sguardo giusto
– Promettimelo
– Di più, te lo giuro
– Incontrerò l’amore?
– Te lo auguro, ma attenta a chi ti vuole spogliare, fermati piuttosto da chi ti vuole sfogliare. Chè l’amore, per me, assomiglia molto a qualcuno che ti tiene la fronte mentre tu, vomiti i giorni più duri.
“I Greci raccontavano che originariamente l’uomo era sferico e che Zeus per punirlo delle sue malefatte lo aveva spaccato a metà. Le due metà vagano per il mondo e si cercano. La nostalgia le spinge a cercare ancora e ancora, e quando si trovano quella sfera vuole tornare unita. Questa storia ha del vero ma non è sufficiente. Quando le due metà si incontrano di nuovo, hanno vissuto le loro vite fino a quel momento. Non sono uguali a come si erano lasciate. I loro lembi non coincidono più. Hanno difetti, debolezze, ferite. Non basta che si incontrino di nuovo e si riconoscano. Adesso devono anche scegliersi, perché le due metà non combaciano più perfettamente, ma solo l’amore porta ad accettare gli spigoli che non combaciano e solo l’abbraccio li smussa, anche se fa male.” Alessandro D’Avenia
In questa significativa metafora dello scrittore A. D’Avenia viene riletto in modo realistico il mito delle due metà. Le due metà che si separono subiscono col tempo una trasformazione e non è più possibile che, nel ritrovarsi, possano compaciare. Per cui la perfetta altrà metà nella relazione è impossibile trovarla. L’altra parte va accettata nelle sue imperfezioni e bisogna accettare che l’incastro nella relazione non potrà mai essere perfetto.
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
per contatti e consulenze private (anche telefoniche e/o via Skype)tel.320-8573502 o email:cavaliere@iltuopsicologo.it
Per offrirti un'esperienza di navigazione sempre migliore questo sito utilizza cookie. Proseguendo la navigazione o cliccando sul bottone Accetto, acconsenti all'utilizzo dei cookie impiegati dal nostro sito. Cookie settingsACCEPT
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
Questo sito Web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza durante la navigazione nel sito Web. Di questi cookie, i cookie classificati come necessari vengono memorizzati nel browser in quanto sono essenziali per il funzionamento delle funzionalità di base del sito Web. Utilizziamo anche cookie di terze parti che ci aiutano ad analizzare e comprendere come si utilizza questo sito Web. Questi cookie verranno memorizzati nel tuo browser solo con il tuo consenso. Hai anche la possibilità di disattivare questi cookie. La disattivazione di alcuni di questi cookie può influire sulla tua esperienza di navigazione.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.